Francesco Caracciolo è autore di numerosi saggi in massima parte storici, di tre romanzi, di due volumi, uno di Canti e l'altro di Satire, e di decine di altri scritti, dei quali riportiamo qui di seguito alcuni ultimi e più recenti articoli:

La metamorfosi dell’Occidente e della sua civiltà.
L’incognita del mondo a venire.
di Francesco Caracciolo

È raro e quasi contro natura che l’uomo riesca a reprimere o a contenere l’impellente impulso sessuale. Nel passato, dalla comparsa dell’uomo sulla Terra, l’umanità diede sempre libero sfogo al suo impellente bisogno di procreare e di continuare se stessa. Anzi, l’immensità di territori deserti e la potenziale abbondanza di risorse richiamarono sempre l’apporto e l’opera di quanti potessero popolare quei territori e curare e gestire quelle risorse. Questo richiamo indusse gli uomini ad assecondarlo e l’umanità continuò sempre a dare libero sfogo al proprio impulso. Anzi in essa prevalse la convinzione che bisognasse accrescere sempre più i risultati. Anche le religioni e l’insegnamento dei loro profeti spronarono la crescita di quei risultati. Gesù Cristo raccomandò agli uomini di crescere e di moltiplicarsi. L’umanità crebbe e la sua crescita nel tempo fu frenata da un continuo e imprevedibile salasso, dalla incessante mortalità prodotta da guerre, da epidemie e da calamità naturali. Quantunque fosse interrotta e frenata in alcuni periodi, la crescita numerica prevalse sempre fino a giungere a dimensioni insostenibili. Sulla Terra vivono oggi, terzo decennio del duemila, oltre otto miliardi di esseri umani e si prevede che essi continueranno ad aumentare nel corso del secolo XXI.
Dopo avere osservato le tendenze del tasso di fertilità in 204 paesi del mondo relative agli ultimi settant’anni (1950-2021) e avere acquisito i dati contenuti nel Global Burden of Diseases Injuries and Risk Factors Study 2021 dell’I.H.M.E. (Institute for Health Metrics and Evaluation) dell’Università di Washington pubblicato sulla rivista The Lancet, alcuni studiosi in un lavoro del 2024 traggono sufficienti dati per circostanziate conclusioni. Constatano che in molte regioni del mondo i tassi di fertilità cresciuti enormemente nel passato, incominciarono a diminuire dal 1950 e risultano diminuiti nel 2021 di oltre la metà (da 5 figli per ogni donna nel 1950 a 2,2 figli per donna nel 2021).
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La difficile alternativa all'insostenibile portato della CRESCITA ECONOMICA ILLIMITATA
di Francesco Caracciolo

È pressoché universale l’assiomatica convinzione che la crescita economica è e deve essere illimitata. Più che nel passato, dagli ultimi decenni del Settecento in cui ebbe inizio la rivoluzione industriale, essa fu oggetto di un culto particolare. Nei paesi evoluti si mirò a realizzarla a tutti i costi. Fu il fine indiscutibile da conseguire e vi si riuscì dove più dove meno. Le istituzioni, l’opinione pubblica e la scienza constatarono sempre che i suoi requisiti sono indispensabili e non poterono farne a meno. In ogni paese, non trascurarono di potenziare il prodotto interno lordo e i suoi annessi e connessi. La crescita economica fu sempre ed è continuo aumento della produzione di beni e servizi, del profitto, del reddito pro capite e nazionale, della ricchezza materiale, di tutto ciò che può tradursi in un correlativo sviluppo, nel soddisfacimento dei bisogni spirituali e culturali dell’uomo e nella sua elevazione. Ma la crescita economica non è solo questo. La produzione in continuo aumento stimola i bisogni dei consumatori e i consumi dei suoi prodotti. Come la produzione, bisogni e consumi crescono a dismisura e divengono ipertrofici. Il loro continuo ed eccessivo aumento si definisce benessere ed è sotto gli occhi di tutti e si può constatare che siffatto benessere procede con l’aumento della corruzione del costume di fruitori e consumatori, con il lassismo, con la mollezza, con i vizi, con l’incapacità di una parte crescente della popolazione di sopportare la fatica, di dedicarsi al lavoro, di procreare. Non si può certo sostenere che tanta degenerazione coesista soltanto per caso con il benessere e che invece non sia un suo effetto immediato.
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L'anelata pace
di Francesco Caracciolo

Le guerre oggi in corso nel mondo accendono discussioni sulla necessità di giungere alla pace. Le guerre seminano distruzione e morte e bisogna farle cessare a tutti i costi. La guerra in Ucraina attaccata e invasa dalla Russia e quella della Striscia di Gaza martoriata per ritorsione a una sua aggressione attraggono la quasi totale attenzione dei governi e dell’opinione pubblica. È nel mondo quasi da tutti condiviso l’auspicio che cessino le armi e si ponga fine alle distruzioni. Non è da tutti condiviso il modo di farle cessare, di porre fine alla distruzione e di giungere alla pace. Quasi metà degli opinionisti sostiene che è impossibile conseguire la pace se i belligeranti, o uno di essi, non la vuole e che, per conseguirla, bisogna aiutare, rifornire di armi e di risorse la nazione aggredita fino a farla vincere e prevalere sulla nazione che aggredisce. Quasi l’altra metà degli opinionisti spiega che è sbagliato preparare e alimentare la guerra con l’invio di armi e di aiuti alla nazione aggredita e che occorre, al contrario, seguire una via nuova, quella dell’accordo, che solo la diplomazia può percorrere e portare a termine conseguendo la pace.
Secondo i pacifisti, che hanno scoperto la via nuova per uscire dalla guerra, l’Occidente, soprattutto gli Stati Uniti, l’Ue, la Gran Bretagna e quindi la Nato, hanno protratto e stanno protraendo le guerre in corso avendo fornito e continuando a fornire armi, sostegno e consenso alle nazioni aggredite. A loro avviso, per evitare di protrarre le guerre e per potere giungere alla pace, i Paesi occidentali avrebbero dovuto e dovrebbero prendere l’iniziativa, organizzare un’azione diplomatica per mettere d’accordo le nazioni in guerra e conseguire la pace. E avrebbero dovuto trovare e percorrere la via diplomatica per scongiurare il rischio che il paese aggressore, sentendosi sopraffatto, potesse e possa ricorrere all’impiego della bomba atomica. Il rischio non è certo da sottovalutare considerando le minacce di ricorrere nel caso estremo all’impiego dell’atomica che il capo del governo della Russia ha fatto diverse volte.
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Il mondo senza barriere e senza guerre e l'uomo senza passioni?
di Francesco Caracciolo

Come il cosmopolitismo nella Roma antica, dagli anni Settanta del Novecento la globalizzazione rese normale la presenza di genti di tutte le provenienze in ogni paese. Da allora si diffuse ovunque la persuasione che i confini di comunità, di nazioni e di civiltà fossero divisioni imposte arbitrariamente nel passato. Si ritenne che occorresse abbattere quelle barriere, considerate veri e propri muri, ostacoli posti nello spazio globale del pianeta. Si sostenne che il mondo è di tutti e che tutti hanno diritto di starsene liberi in ogni luogo e paese a loro scelta e piacimento. Si disse e si predicò che, sulla Terra di tutti, la migrazione è un libero e normale trasferimento di individui, di gruppi e di popoli, che l’ospitalità è e deve essere ovunque un obbligo; che l’accoglienza ai poveri nei paesi ricchi è da considerare un dovere, un’indiscutibile connotazione universale.
A queste persuasioni e a questi discorsi seguirono e seguono fatti, e quando questi furono e sono a buon punto si poté e si può constatare che dall’esistente andò e va sempre più emergendo una società nuova, del tutto imprevista, anzi contrastante con le previsioni. La società multietnica e multiculturale che si andò e si va formando è indefinibile e assai diversa da quella idilliaca, immaginata da politici, da progressisti, da intellettuali e da cantanti che si ispirano a ideologismi obsoleti. È una società assai diversa da quella a cui anelano gli stessi immigrati, spinti anche dal vento della globalizzazione e dalla forza del fanatismo a volere formare una società secondo i loro desideri.
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America ed Europa domani come Italia oggi
di Francesco Caracciolo

Quel che è successo nella penisola italica ieri succede oggi e succederà domani in alquanti paesi occidentali.
Nell’antichità la società romana ibrida e decadente generò la società italiana evirata, caotica, conflittuale. Dal secondo secolo avanti Cristo Roma e la Penisola italica accolsero milioni di individui provenienti da luoghi diversissimi del mondo allora conosciuto. Li ospitarono per farsi servire e per addossare a loro la fatica del lavoro non sopportata più dagli autoctoni. Il capitale li deportò a Roma e nella Penisola dalle loro terre per ingozzare se stesso fornendo braccia ai latifondi e servitori e comodità ai Trimalchioni, ai patrizi vecchi e nuovi. Non fu allora solo la formazione dei latifondi a rovinare l’Italia, ma fu anche e soprattutto l’eccessivo afflusso, la marea eterogenea di individui stranieri destinati a coltivare e a servire. Non solo i « latifundia perdidere Italiam », come constatò Plinio il Vecchio, ma soprattutto quei milioni di nuovi venuti, di cui i latifondi e i costumi decaduti degli ospitanti avevano bisogno. Tanti milioni di individui, molti dei quali non volentieri, giunsero in Italia come servi. Molti di essi si ambientarono, si emanciparono nel tempo, impararono la lingua latina e osservarono le leggi, progredirono, divennero liberti e liberi. Parecchi si arricchirono, svolsero ruoli a tutti i livelli, anche importantissimi di membri del governo. Ma essi, il cui numero in quei secoli andò crescendo nella società, furono e restarono individui estranei anche tra loro. Non ebbero e non acquisirono mai un sentimento comune. Non si compresero mai a fondo neppure fra di loro e non condivisero mai un comune sentimento di dedizione alla società in cui vivevano, alle istituzioni e allo stato. Molti di essi furono esemplari cittadini romani e italici, ossequiarono l’autorità e osservarono leggi e regole spinti dalla convenienza. Di solito restarono estranei anche tra loro e tramandarono alle generazioni seguenti la loro estraneità, la mancanza di coesione, la prevalente conflittualità, la tutela e la difesa dell’interesse particolare.
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FRANCESCO CARACCIOLO

già prof. ordinario nell’Università di Messina,
laureato in Filosofia,
borsista del Ministero della Pubblica Istruzione,
ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche,
forschungsstipendiat der Alexander von Humboldt-Stiftung in Germania,
insignito di tre premi letterari,
professore ordinario di Storia economica e direttore dell’Istituto di Storia economica e sociale della facoltà di Economia dell’università di Messina.

FRANCESCO CARACCIOLO

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